Mezzanotte bianca di fine estate

mezz bianca 9 set

Eccoci all’ultimo appuntamento di strada per l’estate del Borgobello, come tradizione legato all’imminente evento del CITY VINTAGE: la manifestazione dedicata al collezionismo ed al modernariato tornerà quest’anno in una nuova veste presso i Giardini del Frontone dal 23 al 25 Settembre prossimi, in contemporanea con gli OPEN DAY organizzati dalla Facoltà di Agraria e con gli appuntamenti dedicati alla visita dei LUOGHI INVISIBILI della città a cura della Curia e del Comune di Perugia, per un week-end che, se confortato dal meteo si preannuncia “corposo”.

La MEZZANOTTE BIANCA DI FINE ESTATE, però, oltre a fungere da “anteprima Vintage” si pone anche un piccolo, ma significativo obiettivo legato ai temi della emergenza-terremoto e della solidarietà: da qui l’idea dei “balli di strada per Amatrice” e di un progetto di “raccolta fondi” che lanceremo presso uno stand appositamente allestito sotto Porta San Pietro.

Ecco il programma della serata:

S.Ercolano / Corso Cavour, zona pedonale:
dalle ore 20.00 in poi
WE ARE ALL LOFT BABIES (elettronica)
JOHN ANDREW (Pop/Soul)
CASAMENTOS (Rock revisited)

Corso Cavour (da incrocio a Piazza Giordano Bruno)
dalle 20.00 in poi
FEEL FLY (elettronica)
DON’T WALK (Pop/Rock Classics)
TROUVEZ MARGOT (Alternative Blues)
inoltre stand informativo della A.U.C.C.

Corso Cavour (da Via del Castellano a Porta S.Pietro)
dalle 21.00 in poi
CORA & GLI AMAREVOLI (Easy Listening)
TITO ESPOSITO BAND (Blues Revisited)

Borgo XX Giugno
dalle 20.00 in poi
“Balli di strada per Amatrice” con
da Amatrice, ORGANELLO GROUP (Saltarella Amatriciana)
ATHANASIUS DUO (Pizzica Salentina e balli popolari)
e altri ospiti da annunciare

#particolari del Borgo #2

Particolari del Borgo. C’era una volta il fregio di un palazzo

fregio

In questa occasione presentiamo la ricostruzione grafica e la foto di un relitto di fregio normalmente concepito tra la mostra di una porta ed una sua cornice di coronamento. Il gusto è quello del pieno rinascimento ispirato alle così dette “candelabre”, tornate di moda a seguito dell’apprezzamento di analoghe decorazioni romane rinvenute nei sotterranei della Domus Aurea. Questo si fa risalire giustamente al rinato interesse per il mondo classico, all’opera di Giovanni da Urbino nelle logge del Vaticano eseguite mentre Raffaello ne decorava le Stanze. Erano i tempi delle indagini di Raffaello, il quale aveva ricevuto da Leone X l’incarico di rilevare e disegnare in una apposita cartografia, la Forma Urbis, le presenze antiche della città di Roma. Un incarico graditissimo da parte sua, che così scriveva al papa in accettazione dello stesso: “Ardirei dire, che tutta questa nuova Roma, che or si vede, quanto grande ch’ella vi sia, quanto bella, quanto ornata di palazzi, di chiese e di altri edifici, sia fabbricata di calcina fatta di marmi antichi” (Lettera di Raffaello a Leone X). Si può dunque avere il coraggio di dire (ardirei dire), che la numerosa schiera di conventi presenti nel Borgo San Pietro di Perugia abbia usufruito di pietre e decori della casa di Giovan Battista Pontani, da lui stesso donata nel 1616 per alloggiarvi un convento, quello delle Cappuccinelle (dodici orfane). Questo, come gli altri conventi hanno goduto di grande espansione, a partire dal funzionamento della Rocca Paolina e qui in particolare dal 1579, anno in cui venne consentita la chiusura di vicoli come quello che divideva il convento di Santa Maria Maddalena da quello della Beata Colomba, fino soprattutto al XVIII secolo nel quale tutte queste comunità religiose, ospedali ed oratori, vennero ristrutturati ed ampliati. Nel 1810 con l’occupazione francese venne operata una prima demanializzazione con danni che comportarono poi ristrutturazioni. La grande e nobile casa del Pontani, nella quale era in grado di ricevere anche numerosi studenti, venne spolpata un poco qua ed un poco là come l’antica Roma. In questo caso il fregio riaffiorato come riutilizzo nelle murature dell’istituto Donini, è un pezzo monco ed in stato di avanzata rovina, sufficiente però assieme a qualche mostra di porta, a restituire alla nostra immaginazione l’importanza di quel perduto palazzo.

Fabio Palombaro